“Non ripartenza ma rinascimento”

Queste parole sono del vescovo Francesco, tratte da un’intervista sul dopo coronavirus (il Ponte 19/17.05.20 p. 2). La Pasqua 2020 – per necessità – “non è stata tanto una celebrazione ma un evento”. D’altronde “nel battesimo noi siamo già risorti, siamo già rinati”. Quest’anno ci sono mancate le suggestive e gioiose liturgie della settimana santa, ma “offrire la propria vita, questa è la liturgia vera”. Offerta possibile e reale ad ogni istante. Semmai la quarantena ce ne ha permesso una più intensa e consapevole, perché “Dio non è mai così vicino come quando si fa esperienza del dolore, della paura e della morte”.

Questa Pasqua è la “chiave di accesso” a un cammino nuovo. Non una ripartenza (come era successo a Lazzaro…). “Il nostro non potrà essere un ritorno all’indietro: è piuttosto rinascita a vita nuova”. E allora ci accorgiamo che dobbiamo combattere un virus “ancora più letale del Covid-19: l’egoismo, l’iolatria. Il padre di tutti gli idoli è l’io malsano, narcisista”. Sarà Pasqua quando “passeremo da una vita ripiegata, spenta, egoista ed arrabbiata, ad una vita veramente e pienamente umana”.

“È importante ascoltare le due grandi fonti della Parola, le due antenne fondamentali: la parola di Dio e quella impastata nella storia”. Affermazione grande e rigenerante: incontriamo la Parola di Dio non solo nei sacri testi scritti, ma anche nella storia umana, che ne è impastata. Anche per questo sarà “necessario per noi intercettare il vissuto delle persone, delle famiglie, delle comunità.”

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Molti di noi, costretti ai “domiciliari” dalla pandemia, hanno cercato modi nuovi di vivere i rapporti in famiglia, con gli altri e con se stessi, sperimentando forme particolari di preghiera, di dialogo tra amici e vicini, di aiuto reciproco. Con don Giuseppe si è pensato di chiedere alle persone di raccontarsi. Abbiamo utilizzato alcune testimonianze durante i Giovedì Mariani celebrati in streaming. Ora, felicemente costretti ad aumentare le pagine della Lettera, le “regaliamo” tutte, perché ne venga condivisa la ricchezza di umanità, di fede, di fraternità. Testi scritti a cuore aperto. Dopo il virus, tra i fedeli di tutta Italia emergono due atteggiamenti. Il primo: meno male, è tutto finito, torniamo alla vita religiosa di prima. Il secondo: la “clausura” ci ispira pensieri e atteggiamenti nuovi, non possiamo sprecarli. Forte delle testimonianze e di tanti pensieri scambiati durante le assemblee, la nostra comunità si colloca nella seconda categoria, insieme al suo vescovo. Nelle pagine centrali pubblichiamo anche le parole del Olivero Derio. Nel panorama nazionale non sono uniche, ma forse le più chiare e complete.

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È tutto pronto per la stampa, quando ci dicono che don Giuseppe andrà a Santarcangelo e al suo posto verrà don Eugenio. Qui non di ripartenza né di rinascimento si tratta. Abbiamo camminato per 18 anni con Giuseppe, come in precedenza con Andrea e Sergio. Siamo certi di continuare con Eugenio non in una routine formalistica, ma nella novità creativa dello Spirito.

Lino

Per leggere e scaricare integralmente la lettera di giugno, potete cliccare QUI (il file è in formato PDF e pesa circa 6MB).

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