Mamma Caterina

C’è qualcuno che non ha mai incrociato don Giuseppe in bicicletta per le strade della parrocchia? Magari non è riuscito a salutarlo, perché ha una pedalata gagliarda. Forse correva in ferramenta, per un pezzo da aggiustare. Ma spesso lo si vede entrare nelle case, dove c’è un malato da confortare, un penitente da assolvere, un problema da condividere. E con quella bicicletta che funziona da fare invidia te lo ritrovi perfino… no, nelle corsie dell’ospedale no, perché la bici la lascia fuori, ma lui sì, accanto ai nostri malati, quando viene informato. E ci resta male se non lo fanno entrare in corsia. Siamo fortunati ad avere un parroco così premuroso verso gli ammalati.

Adesso, pensando a sua Mamma Caterina morta a 94 anni il 9 ottobre, bisogna fare un po’ di conti con la storia. Il marito Sesto (per tutti Sisto) in seguito a un arresto cardiaco, dal 1997 non è autonomo. Maria, unica sorella di Giuseppe, è membro della Comunità Giovanni XXIII (consacrata nel 1989). Don Oreste la destina subito alla cura del babbo, insieme alla mamma che già mostra problemi di stabilità. Sisto muore a 84 anni il 12.VI.2008, Maria rimane con la Mamma, che dal 2012 non scende dalla carrozzina. Poi smette di parlare, di capire, di sorridere… Totale: 22 anni.

E Giuseppe? Nel 97 è a Sogliano, di lì a Riccione di strada ce n’è tanta. Dal 2002 è con noi: più semplice raggiungere casa. Per essere accanto a Sisto, Caterina e Maria che continua a vivere la sua vita religiosa in famiglia. Quante volte ci si chiedeva: dov’è Giuseppe? … è a Riccione, dalla Mamma, con la Maria.

A questo punto la domanda: don Giuseppe è disponibile verso gli ammalati perché ha sperimentato la malattia in famiglia o è la sua propensione di prete a renderlo attento e presente nella sua famiglia come nella nostra, grande? Non serve rispondere. Basta constatarlo, per imparare anche noi a portare conforto a chi ne ha bisogno.
Alla Messa del funerale, una bimba di sette anni, vestita di rosso, ospite di una Casa Famiglia, porta la pace a tutti, là davanti, girando le prime file, dove c’è Maria coi parenti; e poi i preti, a destra e sinistra. Vorrebbe salire sull’altare. Le manca il coraggio… davanti a tanti scalini. Siede poco lontano da me, la chiamo: se vuoi stringere la mano al vescovo ti dico quando è il momento. Ma tu chi sei? Perché sai queste cose? Fidati! Il vescovo torna a sedere, i ministri concludono la comunione. Vai, sali, vedi il prete seduto accanto al vescovo? La signora morta è la sua mamma, saluta anche lui e fagli una bella carezza. Parte e fa tutto, anche la carezza.

Giuseppe, ho un piccolo rammarico: non sono stato pronto a dirle di abbracciarti. Va bene così: quella carezza è di tutto San Raffaele che riempiva la chiesa, e di chi non ha potuto venire. Non siamo dei sentimentaloni (neanche tu). Ricorda quella carezza: è il nostro affetto e il nostro grazie.

Lino

Per leggere e scaricare integralmente la lettera di ottobre, potete cliccare QUI (il file è in formato PDF e pesa circa 1,3MB).

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